Basterebbe il titolo per capire di cosa parliamo oggi, mi pare che sia abbastanza eloquente, no?
Ma è proprio così: se i nostri genitori avessero fatto le scelte che molti di noi facciamo oggi, non avremmo alcun album con le nostre foto da sfogliare .
Sto parlando di scattare fotografie e poi non stamparle.
Leggi ovunque, soprattutto sui BLOG dei fotografi, di quanto sia importante stampare le fotografie che si scattano ogni giorno, così da dare loro un seguito tangibile e non lasciarle in quello stato indefinito che sono i “fail digitali”.
Quando parli con le persone sono tutte prontissime ad affermare “Ah NO! Io le stampe SEMPRE”
Ma non è vero, lo sanno tutti che non è vero e con la frequenza con cui si cambia il cellulare, le foto che vanno perse sono sempre di più. Di chi è la colpa? E’ tua che scatti troppo. Se scattassi meno ma meglio, probabilmente saresti più invogliato a stampare le tue fotografie.
Nessuno stampa le proprie foto, se mi dici che lo fai io sorrido e ti dico OK, ma dentro di me non ci credo. Sono TROPPE, e nessuno stampa tutte le proprie foto, anzi spesso nemmeno si stampano quelle importanti.
Ho scritto un articolo a riguardo, tempo fa, che parlava di quanto sia importante questa azione, di tutti i motivi che dovrebbero spingerti, se ci pensi un attimo, a dare vita cartacea ai tuoi ricordi. non voglio ripetermi e scrivere tutto di nuovo, puoi leggere tutte le (reali) motivazioni QUI.
Ciò che mi spinge invece a scrivere queste righe è una riflessione che ho fatto ieri e che è scaturita da una conversazione con un potenziale cliente che ha avuto l’incredibile capacità di inanellare quasi tutta la serie di frasi che un fotografo non vorrebbe sentirsi dire MAI. Sto parlando, ad esempio di:
- eh, con le macchine che avete voi, fare foto belle è facile
- no ma io non le perdo le foto, ho due (DUE capito) hard disk
- vabbè tanto poi le foto che scatti me le dai tutte, no?
- ma non puoi darmele senza perderci tempo a post produrle?
- tanto poi con photoshop mi aggiusti vero?
E un sacco di altre che ora non ricordo ma GIURO, me le ha sparate tutte una dietro l’altra, tanto che ad un certo punto, ho pensato fosse una venuto li a testare la mia pazienza.
Comunque, dicevo, in uno dei passaggi tra queste drammatiche affermazioni, mi sale in gola una frase che subito non ho compreso bene nemmeno io ma che ore dopo ho realizzato e mi ha colpito tanto da scriverci un articolo.
Una delle tante affermazioni “rabbrividenti” che ho sentito è stata, “vabbè ma tanto >nomedellamoglie< che le stampiamo a fare? Abbiamo i fail no? Perché spendere soldi a stamparle?
A quel punto – ripeto – quasi senza rendermene conto chiedo:
Scusa, ma tu un album con le tue foto da piccolo ce l’hai?
“Si!! Ne ho una che sono nudo sul lettone di mamma e papà (tutti ce l’abbiamo e se non ce l’hai sei un diverso). Troppo forte! Ogni volta che la guardo mi scasso dal ridere, pensa se facevo pipì in quel momento! Poi ne ho una a carnevale vestito da CowBoy, il vestito era molto più grande del necessario e mi inciampavo perfino a camminare, però mamma quanto mi sono divertito”
Allora , con tutta la calma del mondo, quella che mi ha reso famoso in Tibet chiedo:
Ma se i tuoi genitori quelle foto non le avessero stampate, tu oggi, cosa cazzo guarderesti? Lo schermo di uno smartphone?
Silenzio.
Quel silenzio che fa però rumore, quello che ti godi quando sai di avere fatto centro, quello che senti in famiglia quando tua moglie tace perché hai ragione (non mi è mai capitato, ma ho letto che da qualche parte è successo).
Quel silenzio bello, figo, che spereresti non finisse mai anche se hai una curiosità fottuta di sentire da cosa sarà interrotto, da quale parola o frase userà per uscire da quella situazione di cacca.
Sono quei momenti in cui capisci e realizzi che ce l’hai fatta, che dopo decine di cose assurde sentite, dopo una conversazione scollegata hai finalmente scardinato la corazza di sicumera e convinzione e hai finalmente fatto centro, è quel momento che capisci che lui ha capito, che lo hai fatto ragionare, vedi gli ingranaggi che girano e macinano, e lo lasci fare perché adesso, finalmente, ha compreso l’importanza di ciò che gli hai detto.
Ed è proprio in quel momento, in quel preciso istante che lui ti spiazza, che ti fa toccare con mano che non si deve mai, MAI cantare vittoria prima di aver messo la palla dentro. Quel momento in cui lui, candidamente con sorriso a 33 denti ti dice:
E vabbè, ma ai tempi i fail non esistevano.
Non sono sicuro prenoterà il servizio, non sono a dire il vero molto speranzoso ma non mi sento triste per questo, oggi ho altri appuntamenti e le statistiche mi dicono che dopo una breve chiacchierata, i miei clienti capiscono benissimo l’importanza di quello che stanno facendo per la loro famiglia, per questo esiste questo BLOG, per questo ti invito in studio, per questo ho scritto e (stampato) per te un sacco di materiale informativo.
Sono triste per il deserto digitale che ci stiamo lasciando dietro,
per tutti i milioni di foto inutili che si scattano ogni giorno e non troveranno mai spazio su un foglio di carta, anche pessima, a testimonianza futura della loro esistenza e del loro ruolo.
Poi magari prenota eh, in quel caso… ah in quel caso, ci scriverò due righe sopra. Ci sarai a leggerle?
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